ALZO GLI OCCHI VERSO I MONTI … ( Salm 120 )
MEDITAZIONE DOPO AVER VISITATO LA CROCE DEI MARTIRI: Rolando Rivi, e Josè Sanchez del Rio
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Quando sono venuto a vedere questi luoghi e mi è stato proposto di svolgere una riflessione la prima immagine che ha cominciato a venire alla mente è stata quella del monte… Anche noi, oggi abbiamo lasciato la nostra pianura e siamo saliti sui monti! Nella bibbia nell’AT il monte o la montagna danno il senso della prossimità di Dio e sono il luogo che Dio sceglie per manifestarsi o dal quale svolge la sua attività.
Nel NT quando si menziona il monte, come luogo determinato, ma senza nome né localizzazione precisa, non si intende tanto parlare di un monte reale quanto del luogo della presenza e dell’azione divina. Per questo sul monte si compiono azioni di gran significato. Le beatitudini (Mt 5:1s) sono promulgate dal monte.
Il monte delle beatitudini
Questo è il primo monte a cui ho pensato e alle beatitudini. Oggi il vangelo della messa ci parla di fame … e mi piace vedere in Gesù che sfama la folla con la moltiplicazione dei pani e dei pesci sfamare il nostro desiderio di trovare risposte alle domande di senso della nostra vita con le Beatitudini, attraverso le quali, quasi come in filigrana vediamo il volto di Gesù stesso, lo stesso Gesù che si dona a noi come quel pane necessario in quel pellegrinaggio che è la nostra vita! Fra le beatitudini ve ne è una che se tutte sono un po’ difficile, anacronistiche , irragionevoli come proclamare felici i poveri, i perseguitati …
L’ ultima ci interpella personalmente sulla testimonianza di fede che come discepoli del Signore, del resto la parola cristiano significa proprio questo siamo chiamati a rendere.
“ Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli… Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo di ranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli …”
È la beatitudine di chi è perseguitato a causa del vangelo, della sua adesione a Cristo! La giustizia a cui si riferisce Matteo è quella del Vangelo e non quella che potrebbe essere la giustizia umana. Il discepolo di Gesù, colui che dà la sua adesione e il suo cuore al Signore deve essere pronto alla prova, alla persecuzione che assume ancora oggi come lo è stato per questi due piccoli martiri R. Rivi e ……. cruenta, ma che può assumere anche altre forme diverse sottili e subdole come l’ emarginazione, l’ indifferenza, l’opposizione esplicita ai valori evangelici. Il tentativo di relegare la fede al privato, che non può intromettersi con la vita, che non può indicare principi e valori che possono toccare in profondità la coscienza del singolo in nome di una falsa libertà che altro non è che l’ andare secondo “ lo Spirito del mondo”, che si contrappone alla verità che è Gesù .
Il Calvario
L’ altro monte che mi è venuto in mente è stato il Calvario … il monte su cui Cristo si dona per la nostra salvezza.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e li accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!».
E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Il calvario non è un vero e proprio monte, è una piccola collinetta, ma è il più difficile da scalare … molto più difficile che la più alta montagna del mondo perché al Calvario si sale portando la croce! La croce dei nostri dolori, delle nostre infermità fisiche e spirituali, delle nostre delusioni e dei nostri fallimenti del nostro peccato!
E per i nostri peccati, Gesù si dona perché “ dove ha sovrabbondato il peccato sovrabbondi la grazia”… Ed ecco accanto alla croce la madre … la Madre di Gesù, ma anche la nostra madre che continua a rimanere accanto alle infinite croci di dolore che vi sono nel mondo, nelle nostre famiglie, nelle nostre case, nei nostri cuori. Maria la madre del dolore accoglie Gesù fra le sue braccia e lo stringe a se, come lo avrà accolto da bambino come fanno tutte le mamme quando magari il proprio bambino arriva piangendo perché è caduto e si è sbucciato un ginocchio. Mi conforta e mi piace pensare che Maria stringa al petto tutti i crocifissi di questo mondo … crocifissi dall’ ingiustizia, dalla cattiveria, dall’ indifferenza, dall’ egoismo, da quel perbenismo di facciata che esclude, seleziona … da quelli che sono passati attraverso la croce della perdita di un figlio, di una moglie, di un marito … o anche della famiglia stessa … allora anche noi to chiediamo Maria di accoglierci allo stesso modo ora e nell’ “ora della nostra morte” quando dovremo salpare e passare all’ altra riva a quel porto sicuro che è il Signore stesso e tu attendici perché presi per mano date possiamo essere introdotti alla beatitudine senza fine … così come pensiamo tu abbia fatto per tutti coloro che hanno accolto, creduto, amato e sperato nel Cristo tuo figlio.
“Santa Maria prega per noi adesso e nell’ ora della nostra morte”
Arriviamo quindi al terzo monte …
Il monte della trasfigurazione
Perchè se Maria al Calvario è la Madre addolorata è anche vero che è anche l’ Assunta, cioè colei che con la totalità della sua persona umana, anima e corpo, vive già quella realtà che attende ciascuno di noi se come Lei accoglieremo nella nostra vita il Signore Gesù rendendoci disponibili a compiere la volontà di Dio in noi … È la sconvolgente, straordinaria realtà della Pasqua che si attua per ciascuno di noi, quella realtà che le nostre categorie umane non riescono ad esprime con parole adeguate, ma che è certa, sicura e allora vorrei ripetere le parole di Tonino Bello che scriveva …
Santa Maria donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della disperazione e arrotola per sempre in un angolo le bende del nostro peccato.
A dispetto della mancanza di lavoro, di case, di pane, confortaci con il vino nuovo della gioia e con gli azimi pasquali della solidarietà.
Donaci un po’ di pace. Impediscici di intingere il boccone del traditore nel piatto della erbe amare. Liberaci dal bacio della vigliaccheria. Preservaci dall’ egoismo. E regalaci la speranza che quando verrà il momento della sfida decisiva, anche per noi come per Gesù, tu possa essere l’ arbitra che, il terzo giorno, omolocherà finalmente la nostra vittoria”
I nostri martiri, i santi e non solo quelli del calendario, ma tutti coloro che con umiltà e semplicità nelle vicende e tristi della loro vita credo che ci possano lascire fra gli altri quel messaggio che è riassunto nelle parole di Paolo nella lettura di questa domenica
Fratelli, chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore. ( Paolo ai Romani)
Il dono che Gesù fa di sé sulla croce è il sigillo certo della fedeltà di Dio per noi:
l’ amore è più forte della morte e il nostro Dio è il Dio della vita. Il Dio fedele che si prende cura delle sue creature.
Nelle difficoltà e nelle complicazioni della nostra vita, attraversata e tormentata a volte da tante prove di fronte alle quali la fiamma di quella fede che ci è stata donata dal giorno del nostro Battesimo sembra vacillare, allora occorre fermarsi davanti alla croce di Cristo e dal calvario volgere lo sguardo all’ alba del giorno di Pasqua che sta per giungere alimento del la nostra fede, fiamma viva del la nostra speranza. Le tribolazioni che accompagnano la nostra vita terrena, anche la persecuzione e il martirio nel nome di Gesù non sono il segno di un Dio che ci abbandona a noi stessi, ma fanno parte di quella provvisorietà e di quel limite che ci accompagnano nel nostro cammino verso la pienezza dell’ incontro con il risorto. Scrive S.Giovanni Paolo II:
“ … Se trattò(Dio) da peccato colui che era senza alcun peccato, lo fece per rivelare l’ amore che è sempre più grande del peccato, della debolezza, della caducità del creato, più forte della morte; è amore sempre pronto ad andare incontro al figliol prodigo, sempre alla ricerca della rivelazione dei figli di Dio che sono chiamati alla gloria futura. Questa rivela zione dell’ amore viene anche definita misericordia, e tale rivelazione dell’ amore e della misericordia ha nella storia un uomo e una forma: Gesù Cristo …” ( Giovanni paolo II, Gesù cristo redentore dell’ uomo)
Allora continuiamo a camminare nella fiducia e nella speranza e quando il cammino si fa dura, aspro, in salita volgiamo lo sguardo al crocifisso e ripetiamo le parole del salmo 120
Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra. (Sal 120)
qydiacdon
agosto2014
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Bibliografia essenziale.
Raniero Cantalamessa: Le beatitudini evangeliche- EP
Lectio divina quotidiana 13 Queriniana
Servizio della parola Anno A -2002
Tonino Bello: Maria donna dei nostri giorni EP