L’ente pubblico Fondazione Toscana Spettacolo Onlus ha finanziato con 78mila euro il progetto Liber* tutt*. Tale progetto pensato per le scuole della provincia di Massa Carrara si rivolge ai bambini dai cinque anni in su e ha come scopo quello di ”superare, in modi non convenzionali, pregiudizi e convenzioni” attraverso l’utilizzo di “linguaggi ‘artistici’ (la prosa, la danza, l’audiovisivo)”. Ecco perchè l’utilizzo nel titolo del progetto dell’asterisco: non c’è più maschio e femmina, ma il gender cioè un foglio bianco dove ogni bambino crescendo utilizzerà il proprio colore sessuale preferito.
L’iniziativa è alla sua seconda edizione. Nella prima edizione sono state coinvolte 35 scuole del territorio per un totale di 1100 alunni. Il progetto si articola in varie iniziative. Una di queste prevede un “ciclo di incontri rivolti a bambini della fascia 5-8 anni, sul tema degli stereotipi dell’immaginario collettivo legati alla differenza di genere”. Di cosa si tratta? Ce lo spiegano gli organizzatori: “Il progetto nasce da un’idea di scuola, concepita come “pubblica, laica e democratica”, che per tale definizione non può basarsi su criteri di esclusione; una Scuola con la “S” maiuscola, che si faccia portavoce, tra gli altri valori, anche del Rispetto e dell’Accoglienza del “diverso”, dell’abbattimento di una visione sessista della società e degli stereotipi di genere, a favore della ricostruzione di un modello sociale in cui tutti gli uomini e le donne abbiano pari opportunità e piena legittimità in quanto individui”. Poi c’è “Rosaceleste, educare alla parità dalla scuola al teatro” che mira a “liberare le nuove generazioni da un immaginario che inizia a stare stretto sia ai maschi che alle femmine” al fine di abolire questa “rappresentazione discriminante e anacronistica” ed impedire che gli studenti maschi crescano “bruti e irosi” e quelle femmine “angosciate e mortificate”. Ma questo progetto voluto dalla Regione Toscana non è andato giù ad una coppia di genitori i quali hanno tolto dalla scuola elementare pubblica la propria figlia quando hanno scoperto che la bambina aveva scritto sul quaderno di italiano di una principessa che vive in un castello e sta per sposare un principe, ma arriva un drago distrugge il castello e rapisce il principe che è un pavido. Sarà poi la principessa a liberare il principe. Altro racconto propinato alla bambina è “Una bambola per Alberto” dove il piccolo Alberto vuole una bambola con cui giocare, ma tutti lo prendono in giro e il padre gli consiglia di giocare ai trenini elettrici. Fino a quando entra in campo la nonna che gli regala la bambola e convince il padre di Alberto che non deve discriminare così il figlio. Da notare che i genitori non sono stati avvertiti di questo progetto (dis)educativo scolastico.
Da: L’Osservatorio sul Gender de LaNuovaBQ – 01/11/2015