Il testo del vangelo di questo Domenica ci propone le due domande di Gesù ai discepoli: “Chi dice la gente che Io sia?” e: “ Ma voi chi dite che Io sia?”.
Due domande fondamentali dalle cui risposte dipende la coerenza del nostro essere cristiani oppure del “ nostro dirci cristiani”.
La risposta alla prima domanda è una risposta generica, un po’ pressapochista! Giovanni Battista, Elia, uno dei profeti. Non meravigliamoci, quanti Battezzati oggi hanno le idee chiare su Gesù? Certo un “grande” della storia, da tirare fuori al momento opportuno, quando è necessario parlare di pace, di giustizia, di solidarietà, … ma poi?
Ancora oggi qualcuno confonde Gesù come un rivoluzionario, come è successo in America latina quando hanno regalato al Papa un crocifisso con la falce e il martello. Un personaggio mitico inventato da un gruppo di furbi per carpire la buona fede delle masse, altri.
Pochi, però si fermano ad interrogarsi seriamente e a dare non tanto per gli altri, che è pure importante, ma per se stessi la risposta, mettendosi, però, di fronte al Gesù del Vangelo, come ci è stato dato! Direbbe S. Paolo: “ Vi ho trasmesso quello che anche io ho ricevuto… che il Signore Gesù …”
La risposta può essere quella di Pietro, cioè riconoscere Gesù come il Messia, il Signore, ma questo significa accettare un Signore contro corrente, non secondo i canoni della potenza e del trionfalismo umano, ma secondo quelli del dono gratuito di se, della sofferenza ingiusta, della passione, di un onnipotenza che diventa sofferenza, dolore, morte per potere essere salvezza, redenzione, vita.
Un Dio così è scandaloso, diciamocelo sinceramente. Ci vuole il buon Pietro che gli insegni come va il mondo! È Gesù lo apostrofa con un termine tremendo: Satana, con il quale non viene chiamato neppure Giuda.
“ Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”
Riconoscere Gesù come il Signore vuol dire accettare di pensare alla maniera di Dio.
Pensare alla maniera di Dio, smettere di pensare a se stessi e seguire il maestro, perdere la propria vita per ritrovarla in pienezza.
Rinunciare al nostro egoismo, al nostro egocentrismo, volendoci costruire un’ esistenza dove non vi è posto per Dio, sia a livello personale, ma anche a livello collettivo per essere nella dinamica del dono di se.
Pietro rappresenta l’ uomo di oggi che è disponibile ad accettare Dio solo a condizioni che non vi siano pesi troppo pesanti da portare e a cui interessa quello che è un riscontro che si possa misurare con unità di misura umane, che mette insieme l’ apprezzamento e la lode degli uomini all’ approvazione di Dio. Il modo di vedere, di stimare e di apprezzare di Dio non coincide, però, con i nostri parametri umani. I sogni di Dio su ciascuno di noi sono molto diversi dalle nostre fantasie immaginifiche. E, allora, ecco, come Pietro, tante volte a rimproverare Dio e a pretendere di insegnargli a fare il Dio.
Che il mondo di oggi, poi, ci proponga di vivere non secondo Dio è una costante che ritroviamo continuamente. Si fanno affari sui disperati, i comportamenti omosessuali rivendicati come diritti, l’ indottrinamento culturale a cominciare dai bambini su una sessualità dissociata dal dato fisico/biologico, i figli non dono atteso e riconosciuto, ma commissionati e ordinati come merce da supermarket, con tanto di rimessa al mittente se non si è soddisfatti del risultato; la famiglia massacrata e distrutta da nuove forme di convivenza questo è il modo di pensare del mondo. Se qualcuno pensa che questo elenco sia troppo duro possiamo confrontarlo con uno di quelli di Paolo nelle sue lettere: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio.
( Gal 5 )
Pensare alla maniera di Dio significa essere e vivere la dinamica della carità, che non è l’ elemosina, ma che è l’ amore gratuità. L’ amore che ama sino “ alla fine”, sino al dono completo, totale di se! Un traguardo difficile, da soli non ne siamo capaci, e il Signore, che lo sa per questo ci dona la forza necessaria con la sua grazia nei sacramenti, nell’ Eucaristia, nella preghiera, camminando con noi in quei tanti piccoli passi che siamo chiamati a compiere ogni giorno, spogliandoci del nostro egoismo e rivestendoci di umiltà compiendo quelle opere dell’ amore che nascono dalla fede. Come ci ricorda l’ apostolo Giacomo nella sua lettera, quando parla della fede e delle opere.
Quelle opere non si contrappongono, ma si compenetrano e camminano assieme fino a quando, speriamo nella misericordia di Dio, di giungere a quella meta che è la salvezza e il Paradiso che il Signore desidera per ciascuno di noi!
Soli Deo gloria qydiacdon