Un cibo per la vita eterna. Gv 6,24-35; XVIII Domenica ordinario B

Racconta Madre Teresa di Calcutta:
… Le nostre sorelle uscirono di notte ( a volte vanno a lavorare di notte, per raccogliere i poveri dalla strada). Scoprirono un ragazzo a notte fonda abbandonato in mezzo alla strada. Gli dissero: “Non dovresti essere qui. Dovresti stare con i tuoi genitori.” Egli rispose: “Quando vado a casa, mia madre non mi vuole perché ho i capelli lunghi. Tutte le volte che ci vado mi scaccia di casa.” Quando le sorelle, al ritorno, passarono di là il ragazzo aveva preso un overdose e fu necessario portarlo in ospedale.” Questo episodio ci aiuta a comprendere che vi è nell’ uomo un’ altra fame, diversa da quella che noi troppo spesso intendiamo con questo termine, allora è necessario un cibo diverso. Un cibo che possa saziare quella “fame di verità” che vi è nel cuore di ognuno di noi, ( come ci ricorda la preghiera di colletta).

Nel Vangelo leggiamo:   
“ Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato e vi siete saziati …” questo dice Gesù a quelli che lo vanno a cercare dopo la “moltiplicazione dei pani e dei pesci”. Lo vanno a cercare perché Egli possa facilmente risolvere i loro problemi, rispondere alle loro domande e alle loro attese, ma non riescono ad andare oltre, anche se, trasportati dell’ entusiasmo si sono lasciati andare: “Questi è davvero il Profeta che deve venire nel mondo”.

Gesù conosce quello che c’è dentro il cuore degli uomini!
Allora chiediamoci , quando ci mettiamo alla presenza del Signore come facciamo qui oggi, cosa ci ha portato, che cosa vi è dentro il nostro cuore. Quale fame, quale sete vogliamo che il Signore soddisfi, cosa siamo venuti a cercare da Lui, se cerchiamo qualcosa, e cosa chiediamo o se ci basta stare con Lui. Vi è la ricerca del “miracolistico”, che riduce Gesù un po’ alla stregua di un mago, che con un colpo di bacchetta magica possa risolverci in nostri problemi, accondiscendere alla “nostra volontà”? Possiamo cercare Gesù, perché delusi dagli uomini, perché siamo stanchi, le forze ci mancano, la vita versa coppe abbondanti di amarezze e centellina pochissime gocce di dolci soddisfazioni. E da chi andare se non da Lui! Forse, stare assieme a Lui non ci basta!

Gesù con le sue parole,ci invita a fare “verità” nel nostro cuore. Ci invita ad un serio esame ponendoci in guardia, ammonendoci a rivedere quello che è il nostro rapporto con Lui, cosa significhi per noi stare alla sua presenza. Quanto sia veramente ricerca e bisogno di Lui, abbandono fiducioso e non ricerca di noi stessi. La fede non è un patteggiare con Dio alla ricerca di “favori” personali.

Per comprendere tutto questo occorre un cambiamento radicale di logica e di vita: occorre passare dalla logica del volere a quella del donare. Il vangelo ci dice che trovarono Gesù “al di là del mare”. Anche noi dobbiamo andare “al di là del mare” che è quella logica dell’ egoismo, del calcolo, dell’: “io ti do se tu mi dai”, quella logica del mercato che avvelena i rapporti e le relazioni fra noi, quella logica, piena di egoismo del dare il minimo per avere il massimo, eccedendo di gran lunga quello che viene dato.
È quella forma di “pensiero calcolante”, come lo definisce qualcuno, di cui, purtroppo siamo intrisi, che non risparmia neppure il nostro rapporto con Gesù, … ma quando i calcoli non tornano cosa succede?

Le letture di oggi sono tutte nella prospettiva del dono.

*Sono dono di Dio le quaglie e la manna, al popolo in cammino verso la terra promessa che rimpiange la “pentola della carne in Egitto”, dimenticando che era nello stesso tempo anche la pentola della schiavitù. Nello stesso modo facciamo anche noi quando il cammino della fede si fa impervio, difficile, tutto in salita e siamo tentati di desistere, di abbandonare quel cammino di liberazione, di piena libertà che Gesù ci propone di fare assieme a Lui.

*È dono, seguendo Gesù, la possibilità di “essere uomini nuovi”, che sanno vivere la vita alla luce dell’ Evangelo, vedendo la realtà in un’ ottica nuova, diversa consapevole che l’ uomo, io, non posso ridurre tutto a me stesso, non ho necessità solo di un cibo materiale, pur necessario, ma che occorre anche un altro cibo.
Ne è prova che nazioni con il più elevato tenore di vita, di benessere sono anche quelle che hanno l’ infelice primato di suicidi

*È dono quel pane diverso, quel pane del cielo di cui parla il Vangelo. È dono Gesù che si offre a noi nell’ Eucaristia.

La dinamica del dono è una dinamica difficile, allora come fare, cosa fare?

Cominciamo a darci subito da fare, le occasioni non mancano! Noi siamo fatti così, operativi, ma Gesù ci dice che prima bisogna fare qualcos’altro, che noi spesso dimentichiamo, a cui non siamo più tanto abituati, presi, ancora una volta dal nostro egocentrismo.
La prima cosa da fare è “credere in colui che Egli ( il Padre) ha mandato”.
Accogliere il dono che è Gesù stesso.

A questo proposito vorrei riportare, ancora ciò che dice Madre Teresa (di Calcutta): “ Per questo, noi sorelle iniziamo la nostra giornata con la messa, la santa Comunione, la meditazione. E la terminiamo con un’ ora di adorazione davanti al santissimo. Questa unione eucaristica è tutta la nostra forza, la nostra gioia e il nostro amore” S. Paolo afferma che la fede opera attraverso la carità, cioè attraverso quelle opere che nascono dall’ amore. La fede è dono, le opere della fede, che noi con l’ aiuto del Signore a volte riusciamo a compiere, sono la nostra risposta.
L’ Eucarisita è dono di carità, dell’ amore di Dio per noi, non vi può essere carità autentica, vera senza l’ Eucaristia. E non “importa il numero delle opere” che si possono compiere, quanto l’ amore che si mette nel compierle, poi se sono tante è meglio.
Diamoci da fare , quindi, per quel cibo che rimane per la vita eterna e che è Gesù stesso nutrendoci di questo cibo potremo percorrere il cammino della nostra vita diventando noi stessi dono, dono dell’ amore di Dio ai fratelli.

Ogni Santa comunione ci fa pieni di Gesù e noi dobbiamo partire in fretta per cercare il bambino e riportarlo a casa. Portandolo a casa ci sarà amore, gioia e pace, ci sarà Dio con noi. (…) Non sciupiamo l’ opera di Dio” ( Madre Teresa di Calcutta)

Soli Deo Gloria,
qydiacdon

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