“ Chi sei tu Signore?”. La domanda attraversa i secoli e raggiunge me. Oggi, in questo momento. Non posso affidarmi a risposte da manuale, né a un maldestro imparaticcio. La mia risposta deve venire dalla vita, prima ancora che dalle labbra. È vero che me la pongo tante volte, però non trovo mai una risposta che mi acquieti una volta per sempre. Devo essere un ostinato ricercatore, devo imparare a decodificare la tua identità dal messaggio del Vangelo, dalle sapienti aspirazioni dello Spirito, dalle persone che incontro, soprattutto quelle più bisognose, con le quali tu mi hai detto di identificarmi.
Rimane la tentazione di affidarsi a risposte da manuale, preconfezionate e pronte all’uso. Ma poi il passaggio
“all’usa e getta” è facile, quasi istintivo. Oppure sussiste il rischio di essere prigioniero di notizie acquisite che, se non ossigenate dal soffio del giusto aggiornamento, finiscono per sclerotizzarsi, diventando una gabbia.
Accettando il detto che “tutto ciò che vive si trasforma”, voglio mettermi in salutare ascolto della tua Parola, sentire gli echi della storia, quella vicina e quella lontana, vivere da protagonista la mia vita e percepire con il fremito il “ novum” che sei tu. Di volta in volta, le affermazioni perenni sulla tua identità avranno la fragranza della freschezza e l’ originalità dell’ inedito, perché saranno la mia mente e il mio cuore a percepirti come se fosse la prima volta.
È una grazia che ti chiedo, Signore, per me e per tutti.
Amen.
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Mauro Orsatti in Servizio della Parola – commento alla XIV Domenica ordinaria B