Testimonianza di un atea agnostica, Etty Hillesum, che ha incontrato Dio nel tempo della prova.*

 

“Mio Dio,
sono tempi angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi della mie preoccupazioni per il domani, ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso  

promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’ unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’ unica cosa che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio.
Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati degli uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa fare molto per modificare le circostanze attuali, ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca noi aiutare te, difendere fino all’ ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspira polveri, forchette e cucchiai d’ argento, invece di salvare te, mio Dio. E altre persone, che sono ormai ridotte a ricettacoli di innumerevoli paure e amarezze, vogliono a tutti i costi salvare il proprio corpo. Dimenticano che non si può essere nelle grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia.
Comincio a sentirmi un po’ più tranquilla, mio Dio, dopo questa conversazione con te. Discorrerò molto spesso, d’ ora innanzi, e in questo modo ti impedirò di abbandonarmi. Con me vivrai anche tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia; ma credimi, io continuerò a lavorare per te e a esserti fedele e non ti caccerò via dal mio territorio” (
Diario 1941-1943, pp 169-70)

*Tratto dagli atti della giornata di studio: Eucaristia e cammini di fede oggi- 25 giugno 2011 –  relazione Vergottini
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Cenni biografici

Esther Hillesum conosciuta col nome di Etty, nasce il 15 gennaio 1914 a Middelburg in Olanda, in una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. Nel marzo 1937 Etty va ad abitare presso la casa di Hendrik Wegerif (detto Han), nella quale anche suo fratello Jaap aveva vissuto per un certo periodo. Etty si occupa della gestione della casa, lavoro per il quale riceve una paga da Hendrik, anziano vedovo cristiano padre di quattro figli. I rapporti tra Esther e quest’uomo presto si trasformano in una relazione sentimentale. Sarà proprio in quella casa che Etty inizierà a scrivere il suo Diario (dal marzo 1941) dove annota la sua trasformazione spirituale e le sue vicende umane. Etty muore ad Auschwitz il 30 novembre 1943. ( fonte Internet)

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