Mamma: si può cancellare questa parola?*

 

In alcuni paesi d’ Europa e del mondo avanzano normative che trasformano l’ irrazionalità in legalità e purtroppo la norma fa costume. In Italia nel corso del 2015 si combatterà una battaglia decisiva in cui analoghe normative proveranno ad essere imposte, tentando prima le scorciatoie delle sentenze della magistratura come già è avvenuto nel corso di un infausto 2014, poi cercando anche l’ approvazione per via parlamentare.

Viene annunciata   

una legge sulle unioni gay con annessa “ stelchild adoption” che altro non sarebbe che il matrimonio omosessuale con la legalizzazione della pratiche dell’ utero in affitto svolte all’ estero.

Poiché in decine di migliaia in giro per l’ Italia ci siamo detti che non consentiremo la vittoria di un’ offensiva antropologica che miri a trasformare le persone in cose, a cancellare persino la parola “mamma” perché si vuole affermare che la maternità non è necessaria e un bambino può nascere da due papà e comunque da un genitore 1 e un genitore 2, saremo conseguenti a questo impegno.

Non accetteremo che avanzi anche in Italia la notte in cui tutte le vacche sono nere: un ideologia che parte dall’ affermazione che maschile e femminile siano ruoli intercambiabili per arrivare ad una mortifera cultura dell’ indistinto, in cui anche tra bene e male non ci sia distanza identificabile.

Sull’ altare di questo pensiero unico del bene e del male indifferenziati soccombe il più debole: il bimbo abortito, il malato, la donna povera costretta dal bisogno a trasformarsi in utero affittato, il figlio a cui viene negato il diritto di avere una madre, acquistato come se fosse un’ automobile e rifiutato se nel “processo di produzione” si dovesse rivelare come “prodotto fallato”.

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Dalla prefazione  a: “ Voglio la mamma 2015” di Mario Adinolfi;  ed. youcanprint

*Il titolo è di fantasia

 

 

 

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