Perché il rosario si chiama così?
Leone XIII ha ricordato che viene chiamato “rosario” per esprimere il profumo delle rose, le Ave Marie recitate, in parallelo con la fioritura delle rose in questo periodo dell’anno, e la grazia della corona. Anticamente il rosario era chiamato anche il “salterio” della Madonna, perché erano 150 le invocazioni alla Vergine, proprio come sono i Salmi del Salterio. Dopo l’integrazione avvenuta nell’ottobre dell’anno 2002 per opera del Santo Padre Giovanni Paolo II, ora sono 200 le invocazioni, ma tutte orientate alla contemplazione ai misteri di Cristo, in cui Maria è compartecipe attiva, dall’Incarnazione alla Passione/ Risurrezione, passando attraverso la vita pubblica di Gesù, (misteri della Luce).
Il rosario è stato anche indicato con la stessa espressione con cui erano indicate le raffigurazioni delle cattedrali, cioè: “ La Bibbia dei poveri”, perché in esso la gente povera, anche illetterata, poteva comunque pregare, meditare, e contemplare la storia della salvezza in quello che è stato definito un “compendio” del Vangelo (Pio XII) perché è la sintesi degli avvenimenti evangelici attraverso i quali si realizza la nostra Salvezza.
Paolo VI rilevò la natura evangelica del rosario, non solo perché la preghiera dell’Ave Maria è costituita dalle parole del Vangelo, ma perché in esso sono pregati e riproposti i due misteri fondamentali della fede cristiana: l’incarnazione e la Passione-Morte-Risurrezione del Signore Gesù, secondo la dinamica del primo annuncio della fede, come c’è tramandato dall’apostolo Paolo in Filippesi 2,6-11.
In un mondo complicato, frettoloso e caotico, come l’attuale, il rosario si propone come preghiera contemplativa.
La corona che scorriamo fra le mani contando le formule di preghiera è stata ripresa dal monachesimo eremitico per sviluppare quella che era indicata come: “la preghiera” del cuore, per rendere possibile al popolo minuto la pratica della preghiera meditativa e della concentrazione mentale.
Riscopriamo anche noi in questo bel mese mariano attraverso la recita del rosario questa dimensione così grande e necessaria non solo per la nostra vita spirituale, ma per “ rientrare un po’ in noi stessi”, dando al Signore un po’ di spazio nella nostra vita, guidati dalla sua e nostra Madre celeste. Trasmettiamo questa preghiera ai nostri giovani, che non sono più abituati a far crescere la dimensione interiore, spirituale e a riflettere su Dio, su se stessi, sulla fede, salvo poi trovarsi smarriti e sprovveduti quando non trovano le risposte alle domande profonde che la ricerca del senso della vita inevitabilmente in un qualche momento gli proporrà.
Trasmettiamo la preghiera del rosario ai nostri figli fin da piccoli, perché la loro apertura al “mistero” è maggiore di quella dell’età adulta per la loro capacità di essere semplici.
Il Santo Padre Giovanni Paolo II ricordava poi che: “Preghiera per la pace, il Rosario è anche, da sempre, preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera.”
Affidiamoci a Maria con questa preghiera:
«O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia. A te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo”.
liberamente tratto e integrato da Il rosario di M. Masini- Ancora Milano (dqy)