In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, …
( Mt 18, 15 – 20; Domenica XXIII anno A )
Correggere chi commette un errore è sempre particolarmente difficile … correggerlo con amore ancora di più ecco perché oggi prevale la pratica dell’ indifferenza, mi volto dall’ altra parte, oppure quella della maldicenza, del sottoporre chi commette un errore ad un vero processo sommario che passa attraverso il passa parola sotterraneo in cui non si stigmatizza tanto l’ errore, ma l’ errante mettendolo per quanto è possibile “ un pezzo per cantone ( ogni angolo)” come dice un vecchio detto! E succede proprio così!
Mi vengono in mente le parole di S. Giacomo: “Se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. 3Se mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. 4Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e spinte da venti gagliardi, con un piccolissimo timone vengono guidate là dove vuole il pilota. 5Così anche la lingua: è un membro piccolo ma può vantarsi di grandi cose. Ecco: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! 6Anche la lingua è un fuoco, il mondo del male! La lingua è inserita nelle nostre membra, contagia tutto il corpo e incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geènna. 7Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dall’uomo, 8ma la lingua nessuno la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. 9Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. 10Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei. (3,1-10).
Noi ci comportiamo proprio come dice Giacomo. O meglio come quella donna che andando a confessarsi da S. Filippo Neri disse di avere l’ abitudine di sparlare di alcune persone. S. Filippo l’ assolse assegnandole come penitenza di andare a casa di prendere una gallina e di tornare da lui spennandola. Lei andò e obbedì, ma ritrovandosi davanti al santo le fu comandato di tornare a casa raccogliendo tutte le piume. Cosa impossibile, così come è impossibile per noi ritirare diffamazioni, mormorazioni e le maldicenze che noi spargiamo nei confronti degli altri …assumendo il ruolo di accusatori e giudici senza appello, giudicando l’ errante e non l’ errore. Ed anche le ultime parole del Vangelo che potrebbero suonare per noi come senza misericordia in realtà hanno solo la finalità di rendere consapevole chi sbaglia della gravità dell’ errore con cui egli si pone al di fuori della comunione, della comunità.
Difficile la correzione fraterna … perché troppo spesso ci dimentichiamo che anche l’ altro è immagine e somiglianza di Dio, come lo sono io … e anche io commetto i miei errori e i miei sbagli e faccio proprio fatica ad accettare che mi vengano messi davanti, e in modo particolare da quelli che mi sono più vicini e che dovrebbero capirmi di più … ma proprio per questo mi amano di più e per questo mi correggono …
Vi sono modi diversi di dire le cose, di riprendere e di correggere, forse ci può essere utile leggere meditare questo breve racconto:
“Un mattino, come spesso accadeva, il califfo Harun al-Rashid chiamò un indovino e gli raccontò il seguente sogno: ” Ho sognato che i miei denti cadevano l’uno dopo l’altro e alla fine la mia bocca restava senza denti. Cosa ne pensi?”
“Oh! Signore, non è un buon segno. Il sogno significa che i tuoi parenti moriranno prima di te e tu rimarrai solo!” gli disse l’indovino.
Il califfo si rattristò e si infuriò a tal punto che ordinò all’esperto di non farsi più vedere. Quindi raccontò il sogno ad un altro mago. Questi gli rispose: “Oh! mio signore, è un buon segno. Il sogno prevede che la tua vita sarà lunga e che tu sopravviverai ai tuoi parenti e camperai più di tutti!”.
Il califfo tutto contento disse:
“Che bel sogno!”, e diede cento denari all’ esperto che lo aveva interpretato così bene. Poi chiamò il visir e gli ordinò di cercare il primo indovino e di chiedergli scusa per come era stato cacciato dal palazzo. In fondo, il primo gli aveva rivelato la medesima cosa, ma aveva sbagliato la maniera di dirla.” ( Da: Solo il vento lo sa, di B. Ferrero)
Difficile amare e dire le cose per amore dell’ altro e non per noi stessi, non sacrificando nulla alla verità di Cristo e del vangelo!
Facciamo nostra questa preghiera:
Ti devo chiedere scusa, Signore.
Purtroppo non ho la delicatezza che tu suggerisci,
né la capacità di leggere le cose con gli occhi dell’altro,
né la consapevolezza della quantità di perdono ricevuto da Te,
che mi farebbe essere ben disposto nel perdonare il mio nemico.
E ho pure goduto nel rimproverare il peccatore
Davanti a tutta l’ assemblea,
svelando le sue malefatte e mettendolo alla berlina.
Stizzito, infastidito, sdegnato dal suo comportamento,
mi sono strappato le vesti e ho gridato allo scandalo,
e avrei voluto la sua espulsione, sbattendolo nelle schiere
dei reietti e dei … perseguitati.
L’ho fatto per salvare la verità
E la bellezza della comunità, diamine!
E mi sono sentito a posto,
paladino del rinnovamento e della giustizia.
Ma c’era qualcosa, Signore, che stonava.
Tu innamorato degli ultimi e dei peccatori,
stranamente eri con lui. E non eri più con me.
Perché tu badi ad ogni tuo figlio e aspetti il suo ritorno.
Così, ti ho visto nuovamente vicino
Quando ho compreso la mia ignoranza e malvagità,
quando ho provato a sentire la mia fragilità nella sua,
quando ho letto la sua vicenda all’ interno della sua vita.
E ho scoperto che non avrei fatto diversamente, al posto suo.
Forse avrei evitato certi errori
Perché qualcuno me li aveva già fatti comprendere;
perché qualcuno mi aveva dato risorse per superarli;
perché le condizioni di vita mi avevano portato altrove.
Ora comprendo perché nessuno scagliò la pietra sull’ adultera,
e gli anziani furono i primi ad andarsene.
Ora comprendo che la strada maestra
Per la correzione reciproca
È lo spiegarsi a due,
cercando di imparare e “guadagnarsi” a vicenda.
Ora comprendo perché è un discorso tra “fratelli”,
dove l’ affetto e la volontà del bene dell’ altro
devono avere il sopravvento.
Ora ho il coraggio di chiederti perdono,
perché sto imparando a comprendere,
che è il primo passo per imparare a perdonare.
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S.Messina e P. Raimondo in Avvenga secondo la vostra fede – commento al Vangelo dell’ anno A, Effatà Editrice