3 Domenica di Pasqua : Riconoscere

 

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Al centro della riflessione che vorrei fare metterei la parola riconoscere.

 

Meditazione di mons. Pizzaballa: III Domenica di Pasqua, anno B

Cosa significa questa Parola?
Individuare qualcosa o qualcuno precedentemente conosciuti, identificare Distinguere con sicurezza, discernere queste sono le definizioni che ci possono essere date consultando un dizionario.

Nella nostra vita ci sono cose, persone, che riconosciamo, altre che riconosciamo solo in parte, altre ancora che non riconosciamo affatto.
Sappiamo riconoscere le persone che ci sono care, quelle che fanno parte dei nostri affetti, ma anche quelle dalle quali abbiamo subito qualche torto o qualche ingiustizia. Questo nonostante le maschere che siamo obbligati a portare. Sappiamo parzialmente riconoscere molto spesso i pregi e le doti degli altri, mentre i loro difetti li identifichiamo subito.

Qualcosa che facciamo fatica a riconoscere e ad ammettere sono i nostri limiti e i nostri difetti per questo facciamo così fatica a migliorarci.

Il vangelo ci narra una delle apparizioni del Signore risorto ai suoi. Ancora una volta il saluto è: “Pace a voi”, “Shalom”. Amo questo saluto perché oggi molti cuori hanno bisogno di riappacificazione, non solo con gli altri, ma anche con sé stessi. Quante frustrazioni, delusioni, insoddisfazioni vi sono in tanti cuori, in tante persone che pur sorridendo hanno dentro tante amarezze.

State in pace, siate in pace e non è solo un auspicio, un augurio che il Signore fa, ma per chi crede è una realtà che viene donata, se accolta.

Eppure cosa accade?
I discepoli sono turbati, hanno dei dubbi. Credono di vedere un fantasma.
Ma cosa significa questo farsi vedere. Ci vediamo perché desideriamo incontrarci, e se ci pensiamo bene accade così anche nella nostra vita. La pedagogia del Signore non esclude la vita, non è al di fuori, ma è al di dentro. Ci vediamo perché vogliamo avere una relazione personale, non mediata.
Oggi purtroppo con la nostra situazione questo diventa complicato, ma niente può sostituirla, provate a pensare a due innamorati che si tengono la mano e si guardano negli occhi senza dirsi nulla, e non ne hanno bisogno perché si stanno già dicendo tutto. Comprendiamo così come il vedere, e anche il farsi vedere dal Signore ai suoi significhi attenzione, riflessione, interiorizzazione. Ma per credere bisogna andare oltre l’apparizione.
Molti, anche cristiani, attendono momenti esaltanti, fuori dal comune, riducendo il quotidiano a una banalità, ma è proprio lì che avviene
l’esperienza della fede, quando si cerca di viverla umilmente e intensamente. Vedete vi sono molte persone che pensano di essere state derubate dalla vita di determinate cose, ciò fa sì che vi sia in esse una profonda amarezza che gli impedisce di essere felici e, magari senza rendersene conto, portano un certo astio nei confronti della vita. Questo può accadere perché non è stato possibile fare, concretizzare ciò che si sperava o si sognava. Può essere anche il risultato di una scelta della vita che ci ha disilluso e ci lascia frantumati sotto tutti i punti di vista.

Ecco che quel “Pace a voi” risuona come ciò che attendevamo e speravamo.

Un commentatore scrive: “I cristiani devono(…) ritrovare ogni giorno il senso della scoperta,(…) Invitiamoci alla piena felicità, magari scrivendo su un foglio cos’è che ci sembra sia mancato alla nostra piena felicità di vita o ciò in cui ci sentiamo ingannati da essa. Scriviamolo e poi …diamoci da fare per recuperare quell’ esperienza.”

Riconoscere il Signore significa poi quello che ci dice S. Giovanni ( II Lettura)
“Da questo sappiamo di averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto.”

I comandamenti del Signore si riassumono nel vivere l’Amore/Carità/Servizio

Riconosciamo quindi il Signore e viviamo il grande comandamento
dell’ amore.

Deo gratias, qydiacdon

 

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