In un mondo in cui, purtroppo sembrano imperversare sempre di più le ombre, piuttosto che le luci, la violenza, piuttosto che la fraternità, la tolleranza, dove ombre di guerra sembrano addensarsi all’orizzonte, che cosa deve annunciare e testimoniare il credente cristiano? Di fronte al fenomeno dello spostamento di tante persone provenienti da culture, costumi, religioni diverse, cosa deve fare il cristiano?
La pace, la non violenza, la tolleranza, l’accoglienza? Certo, ma vi è qualcosa che viene prima di tutto questo, ce lo dice il Signore nel Vangelo: “il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”.
Ecco qual è il compito del cristiano! Annunciare Cristo Risorto, luce e vita dell’uomo. Questo il compito primario che Gesù risorto ha affidato alla sua comunità, alla Chiesa. Allora bisogna riprende consapevolezza per non trasformarci, come cristiani, in operatori di qualche ONG o di qualche ente di pubblica assistenza, dimenticandoci del Signore risorto. Certo, anche se bello, meritevole e impegnativo è più facile. Nei racconti delle apparizioni del risorto vediamo e cogliamo tutta la fatica che gli apostoli fanno a riconoscere
il Signore. È successo ai due di Emmaus e oggi “Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma”. Certo perché qui entra in gioco la fede, di chi annuncia e a chi viene annunciato. Questo prima di tutto vale per noi, che forse, tanto spesso ancora siamo agitati dal dubbio. Una sorgente se è secca non può dare acqua fresca, così forse può accadere anche per il cristiano che è rimasto fermo al Venerdì Santo e non riesce a passare ancora dal dolore alla gioia, dall’ incredulità alla fede.
Per crescere nella fede non vi è che un modo: lasciarsi illuminare dalla PAROLA DI DIO. Una Parola non ascoltata solo con l’intelligenza, della mente e della ragione, ma con quella intelligenza che nasce dalla fede e da un cuore disposto ad accogliere.
«Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Dicono i due di Emmaus, quando Gesù scompare dalla loro vista.
Il cristiano non è chiamato ad offrire solo il pane dell’ accoglienza, dell’ assistenza, della vicinanza, ma il pane della gioia di avere incontrato Gesù risorto, di essere stato riempito della sua luce e di aver permesso a questa luce di cambiare la sua vita. “Di questo voi siete testimoni”.
Troppo spesso viene rimproverato ai cristiani di non essere portatori di questo pane della gioia. Un filosofo tedesco, (Nietzsche) rimproverava i cristiani con queste parole: “Se Cristo è risorto, perché siete così tristi? Voi non avete il volto di persone redente”.
Forse perché, alla fine, questo Gesù non lo abbiamo ancora riconosciuto e non lo abbiamo colto in noi e siamo come i discepoli di Emmaus e cerchiamo ancora quel volto della speranza che ha un nome Gesù risorto. Forse perché lo cerchiamo solo con la mente non con il cuore, prigionieri di nostri ragionamenti umani e non ci lasciamo illuminare da quella Parola che ci svela la verità su Gesù, su noi stessi, sul senso della nostra vita.
Se lo riconosciamo non possiamo trattenere la nostra gioia, annunciare quella pace che è dono del risorto, forza e sostegno per tutti coloro che credono fino al suo ritorno.
In questo tempo ci è affidato il compito di una testimonianza dove viviamo, lasciando trasparire la luce della risurrezione. “Guardate come si amano”, dicevano i pagani dei primi cristiani, dovrebbero, però poter dire anche: “guardate “come amano”. Sì, perché l’amore è diffusivo e non può rimanere rinchiuso, ma si dilata fuori di sé, così potremo concretizzare quello che il re chiederà a ciascuno di noi quando appariremo al suo cospetto: “avevo fame e mi avete datato da mangiare … avevo sete mi avete dato da bere, nudo e vestito, malato … straniero … cfr. Mt 25” .
Una testimonianza umile, ma tenace che nasce dalla certezza che il Signore vivente sta facendo strada con noi … e che lo riconosciamo allo “spezzare del pane”.
Deo gratias, qydiacdon.