15 Domenica ordinario A : Il seme della Parola

“Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava …” davanti a noi questa immagine, legata ad un contesto diverso da quello attuale. Oggi la semina avviene con mezzi meccanici e il seminatore che sparge il seme a mano rischia di rimanere un’immagine del passato, se vogliamo anche un po’ romantica, certamente vintage.

Abbiamo pregato, all’inizio: “Accresci in noi, o Padre, con la potenza del tuo Spirito la disponibilità ad accogliere il germe della tua parola …” Così, attraverso la figura, del seminatore, siamo invitati ad esaminarci su come ci poniamo di fronte alla Parola di Dio, al vangelo, questo seme che viene gettato nella nostra vita e nel mondo dal Signore attraverso il ministero della Chiesa. In altre parole a quale tipo di terreno, siamo.

La prima cosa allora è che la Parola è un seme. Un seme è qualcosa di piccolo, debole che non si sa quale futuro abbia perché può attecchire e crescere, ma può anche morire senza produrre frutto.
Il seme per portare frutto deve morire affidato alla terra.

Allora la Parola del Signore sembra essere sopraffatta tante volte dalle parole umane gridate, imposte, spesso insensate e ingannatrici, ma rimane l’unica realtà vera che può dare risposta alla vita dell’uomo, al mistero come il dolore, la sofferenza, la morte, ma soprattutto della vita stessa.

I mezzi di comunicazione, anche in questi giorni, ci riempiono di fiumi di parole insignificanti, tendenziose a seconda di chi ce le propone, parole vuote che non fanno crescere, che possono attirare l’attenzione per un momento, ma poi non riempiono il nostro essere più profondo e vero, quel
“campo interiore”, come qualcuno l’ha definito che è il nostro Io più profondo, dove se facciamo tacere tutte le altre parole risuona chiara, forte e dolce la Parola di Dio. L’unica Parola alla quale noi dobbiamo prestare attenzione se vogliamo un po’ di luce, un po’ di pace e consolazione.

Questa Parola che è osteggiata da tanti che abusano della parola libertà per poi rendere l’uomo schiavo di vizi, di passioni e desideri insani che ne deturpano l’immagine e la dignità.

“Dio ci ha dato un tesoro prezioso, una sorgente inesauribile di benedizioni. Chi si affeziona alla Parola di Dio e, come faceva il Salmista, la medita «giorno e notte», è «come un albero piantato vicino ai ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà» (Salmo 1:2-3). Non lo danneggia un periodo di siccità perché è radicato nella Parola di Dio e fondato su di essa; dalla Parola riceve la linfa, l’energia vitale, e porta un frutto adatto alle circostanze: mansuetudine, pazienza, bontà, umiltà, tutti caratteri e sentimenti del Signore Gesù nella sua vita sulla terra. È come un albero il cui fogliame non appassisce mai. In un credente così ben fondato, la fede, l’amore, la speranza si manifestano in tutta la loro freschezza. Non c’è da stupirsi se tutto quello che fa prospera, perché fa solo ciò che è conforme alla Parola del Signore e, quindi, in accordo con la volontà e la natura di Dio.” (Jean Koechlin – Il Messaggero Cristiano, dicembre 2003)

Ricordo quello che scrive il Cardinale Biffi nel commento a questo Vangelo:
“La Parola di Dio. Che nella liturgia della Chiesa piove su di noi con grande abbondanza, sembra sempre un po’ sciupata: vinta e inefficace tra gli accadimenti della storia, quasi irrilevante nel clamore della cronaca. Eppure i fatti che davvero contano, gli eventi che segnano le esistenze, le novità decisive sul serio, nascono proprio dall’incontro segreto della Parola di Dio con la coscienza dell’uomo…”

Torniamo alla domanda iniziale: “Come ci poniamo nei confronti di questa Parola?” Gesù ha descritto vari terreni, che sono il nostro “campo interiore”, il nostro cuore. Meditando su questi vari tipi di terreni che il Signore descrive ho potuto costatare che me li ritrovo tutti. Pensieri che non sempre sono stati secondo i pensieri del Padre, sviati da tante cose, distrazioni, superficialità, pigrizia e incostanza che mi hanno impedito di accogliere la Parola nella sua profondità. A volte mi sono lasciato infiammare dell’entusiasmo che questa Parola ha suscitato; un fuoco di paglia che poi si è spento subito.
Le distrazioni del mondo spesso mi hanno distolto e non hanno lasciato spazio alla logica di Dio, ma piuttosto a quella degli uomini.

Il seme della Parola deve essere riaccolto giorno dopo giorno nella speranza che attecchisca e spunti nella mia vita, nelle nostre vite per dare quei frutti che il Signore si attende da noi, è ciò che si chiama conversione e che permetterà di dare il trenta, il sessanta, il cento per uno, con l’aiuto del Signore.

In questa Eucaristia preghiamo perché si avveri in noi e nel mondo la profezia di Isaia: «Come la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,(…) così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Perché la Parola di Dio non è solo vera, ma efficace e realizza sempre ciò che annuncia.

Deo gratias qydiacdon

Ascoltare non basta! – Buona domenica! – XV domenica del Tempo ...

 

 

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