1 Domenica di Quaresima anno C – Se tu sei Figlio di Dio

Abbiamo appena mosso i primi passi del nostro cammino quaresimale, questo pellegrinaggio verso la Pasqua e andiamo con Gesù nel deserto. Nel deserto l’uomo ritrova l’essenzialità, la libertà da tante cose e da tanti bisogni che sono superflui. Il deserto è il luogo dei grandi spazi e dei grandi silenzi. In una società frenetica e chiassosa come la nostra il silenzio sembra intimorire, ma è solo nel silenzio che l’uomo può rientrare in sé stesso e ritrovarsi. Chiedersi come si presenta davanti al Signore che interviene nella storia per trasfigurarla, accenderla di speranza e salvarla in Cristo dal peccato che genera ogni specie di male e di malvagità.

La prima lettura ci descrive l’offerta delle primizie da parte di Israele nella consapevolezza che Dio non lo ha abbandonato, che tutto viene da Lui come dono, a Lui tutto deve essere ricondotto, quello che ho e quello che sono. Nel silenzio di un deserto ideale in questa prima domenica quaresimale riprendiamo consapevolezza di questa verità e verifichiamo come ci presentiamo davanti al Signore e riconosciamo la nostra povertà, la nostra debolezza, la nostra fragilità che tante volte ci ha portato e cedere alla tentazione e a cadere nel peccato.

“In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo”.

Gesù, come ogni cristiano, conosce la tentazione, a differenza di noi, che così spesso cediamo subendone il fascino, come accadde nell’Eden: “Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò.” 

 Differentemente da noi, però, Gesù è sempre vincitore sul diavolo.

Le tentazioni poi, facendoci conoscere la fedeltà di Gesù al progetto che il Padre gli ha affidato, contengono degli insegnamenti per la nostra vita di fede.

Esaminiamo più da vicino le tre tentazioni che ci vengono riportate dall’ evangelista Luca.

«Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane».

Gli studiosi interpretano questa tentazione come l’istigazione ad usare della potenza di Dio per soddisfare una propria necessità e non secondo quell’ essere figlio di Dio per Gesù che significa obbedienza al Padre per compiere la missione che gli è stata affidata.

Questa tentazione la subiamo anche noi, quando riversiamo tutte le nostre energie e capacità nella ricerca del “pane” fra virgolette. Cioè la soddisfazione dei bisogni materiali. In questo caso il pane diventa simbolico non tanto del nutrimento necessario, ma di ciò che ci spinge a dimenticare quella che è un’altra fame dell’uomo, che non è fatto solo di gola e di pancia. Così ci si dimentica di ciò che può dare la vera vita, i valori spirituali, quelli del Regno e legati alla Parola di Dio, al Vangelo. Ecco allora la risposta di Gesù che ricorda al tentatore e a noi: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».

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“Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo”

Oggi proliferano molte sette e fra queste anche quelle che adorano il demonio, in antitesi con l’adorazione che si deve solo a Dio. In pratica significa non riconoscere più Dio come tale!
Senza arrivare a questi eccessi del satanismo, che c’è, esiste, proviamo a pensare a quale posto occupa Dio nella nostra vita, a quanto tempo e spazio gli concediamo in concreto.

Oggi sono molti i surrogati di Dio che ci vengono proposti, ai quali noi indulgiamo e ne facciamo signori della nostra vita diventandone schiavi. Il surrogato subdolo, ma anche più diffuso è quello di credere di poterci di sostituire a Dio, di essere noi Dio di noi stessi. È ancore la tentazione dell’ Eden: “«Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; 3 ma del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete”». 4 Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; 5 ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male”. 

La risposta di Gesù afferma la sovranità di Dio e l’accettazione dei suoi disegni: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
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“Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”.

 Mettere alla prova Dio verificandone la fedeltà alle sue promesse, che potremmo tradurre anche in una mancanza di fede. Quanto spesso ho sentito dire ma se Dio ci fosse … se Dio fosse Dio non permetterebbe. Certo sono consapevole che di fronte a certi fatti dolorosi e drammatici non è facile accettare i suoi disegni che a noi sono sconosciuti.

Quante volte vorremmo che Dio ci mandasse dei segni inequivocaboli, che a volte sono anche concessi, ma che non possono mai andare a scapito di una vita di fede. È la tentazione dell’uomo “illuminato” che non solo vuole verificare quanto Dio promette, ma vuole soprattutto vedere se è realizzabile, credibile alla luce della ragione, ma la fede va oltre la ragione, non la esclude, la supera.

La risposta di Gesù: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Indica come dobbiamo lasciarci condurre dal Signore, e sperare in Lui anche nelle circostanze più avverse e nelle prove più difficili che potrebbero anche fare vacillare la nostra fiducia. Che fare? Affidarsi a Lui nella preghiera, in quella preghiera semplice che troviamo anche nel Vangelo: «Credo; aiuta la mia incredulità!» La risposta di Gesù ci dice di fidarci di Dio e della sua Parola.

Quella Parola a cui Lui si riferisce per vincere la tentazione quel: “Sta scritto”.

Questa tappe nel deserto in questo cammino quaresimale non solo ci richiama a resistere ma ci indica anche la strada per vincere la tentazione che è quella della Parola di Dio, della fede in Lui e del digiuno come espressione di libertà. Sostenuti dall’Eucaristia, dalla preghiera continuiamo il nostro cammino verso la Pasqua, verso Gerusalemme!

Deo gratias, qydiacdon

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