1 Domenica di Avvento anno C -2018 – Vegliate pregando…

 

Si apre davanti a noi questo tempo di Avvento, un tempo di preparazione al Natale, festa molto amata anche dai credenti tiepidi, quelli che si ricordano del Signore qualche volta durante l’anno o in qualche occasione particolare.

Allora partiamo tutti carichi a preparaci per questa festa così sentita, cominciamo a pensare alle luci che già sono accese in tante città e che accenderemo anche noi nelle nostre case, all’ albero sotto quale mettere i regali, al presepe che è molto pericoloso perché puntualmente a Natale qualcuno pensa sia un offesa per chi non è cristiano, tanto che in qualche scuola si vietano le recite natalizie, i canti che hanno riferimento al Natale, magari dimenticando che la tradizione del presepe nasce proprio da noi con S. Francesco, nonostante questo ci stiamo preparando alla grande!

Eppure, Gesù in questa Domenica prima di Avvento ci richiama … ci richiama con parole dure, severe, con immagini che possono far nascere in noi l’ angoscia … sono un particolare linguaggio che gli studiosi chiamano Apocalittica. In realtà, Gesù lo ha fatto anche nelle Domeniche precedenti.

Mentre ci prepariamo a celebrare e a rivivere la sua prima venuta Gesù parla di una sua seconda venuta, ricordandoci che la storia degli uomini, pur essendo quella che è, non è in balia di sé stessa e non è in cammino verso l’annientamento, ma noi siamo in cammino verso
l’incontro definitivo con il Signore del tempo e della storia. Certamente la nostra storia finirà, sia quella a livello personale, sia quella collettiva. Quanti segni di distruzione, di dissoluzione, di male, di morte vi sono stati nella storia dell’uomo e vi sono ancora, ma anche nella nostra storia personale quanti segni di fragilità, di peccato che, se vi pensiamo, possono angosciarci davvero come le immagini evocate dal Vangelo. Sono quei segni  che il credente deve saper scrutare, per cogliere comunque negli accadimenti umani la presenza del Signore che porta dentro la storia La luce e la forza della speranza. Speranza in un Dio che non ci abbandona, fedele a quelle promesse che Lui ha fatto, come ci ricordava la prima lettura. Ecco l’invito alla vigilanza e liberarci da tutto quello che ci appesantisce nell’ andare incontro al Signore che viene. Già perché il Signore viene anche adesso, nell’ Eucaristia che stiamo celebrando, nella Parola che abbiamo ascoltato. Viene non per distruggere e annientare, ma per liberare: “risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.”

Siamo in cammino verso un incontro di comunione con il Signore, che sarà per sempre, e questo ci deve riempire oltre che di speranza di coraggio e di fiducia. L’ incontro con il Signore è la fine di una realtà, ma è nello stesso tempo l’inizio di una nuova a cui occorre prepararsi qui e adesso. Perché se è vero e lo è, che vi sarà un dopo, questo dopo lo stiamo già vivendo e preparando. Quindi piuttosto che cercare di sapere il quando, come diversi hanno cercato di fare, meglio concentrarsi su come viviamo questo tempo nella venuta dirompente del Signore e del Vangelo.

Gesù ci dice: “pregare e vegliare”, nella preghiera di colletta abbiamo detto: “O Dio, nostro Padre,
suscita in noi la volontà
di andare incontro con le buone opere
al tuo Cristo che viene,
perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria
a possedere il regno dei cieli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…”

Quali sono le opere buone? Il catechismo le sintetizza così:

LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE1 – Consigliare i dubbiosi 2 – Insegnare agli ignoranti 3 – Ammonire i peccatori 4 – Consolare gli afflitti 5 – Perdonare le offese 6 – Sopportare pazientemente le persone moleste 7 – Pregare Dio per i vivi e per i morti.
LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE 1 – Dar da mangiare agli affamati 2 – Dar da bere agli assetati 3 – Vestire gli ignudi 4 – Alloggiare i pellegrini 5 – Visitare gli infermi 6 – Visitare i carcerati 7 – Seppellire i morti

Sono le opere dell’ amore che nascono dal passare da una mentalità del possedere a quella di condividere, al convertirsi dall’ egoismo alla generosità, dal farsi servire al servire, facendo crescere la capacità di donarsi nella misura in cui Cristo si è donato a noi … fino alla Croce!

Attesa sorretta dalla speranza, preghiera, vigilanza, guidati dalla fede, conversione, ecco le caratteristiche che devono animare il nostro camminare incontro al Signore, non avvertiti come un peso, ma nella gioia della consapevolezza che quando il Signore busserà alla porta dei nostri cuori e nostre vite, dovremo essere pronti ad accoglierlo e allora sarà gioia piena e perfetta!

Alziamo, quindi, anche noi lo sguardo al cielo costruendo la nostra esistenza non come chi guarda al passato, ma protesi verso il futuro lasciandoci plasmare giorno dopo giorno secondo il Vangelo di Gesù.

Deo gratias, qydiacdon

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